I fari rappresentano, nell’immaginario collettivo, un luogo sicuro.
La luce che emettono è una strada che guida la nave verso il porto protetto. Da sempre, quindi, andar per mare significa conoscere i fari.
La storia riservata e misteriosa di un faro si apprezza solo dall’alto, guardando il mare aperto. «Noi abbiamo servito tanta gente e loro non ci vedono; noi vegliamo su di loro e loro non ci conoscono», ha detto un vecchio farista siciliano durante la visita notturna ad una lanterna, mentre con ampia gestualità indicava le luci delle lampare sparse come riflessi di stelle in mezzo al mare.
Un tempo, per i naviganti, le lanterne erano l’unico riferimento sicuro degli approdi: la costruzione delle torri costiere su cui si accendevano fuochi per indicare la terra ai naviganti fu per secoli il fulcro della sicurezza in mare. Il problema si pose ai governi molto prima di quanto si possa pensare: uno dei primi documenti che parla di fari risale al 1128, ed è un decreto dei consoli genovesi in cui si stabiliva che i cittadini dovessero far la guardia a turno al faro. Nel Trecento un re spagnolo, Jaime II, nelle sue ultime volontà testamentarie impose ai cittadini la costruzione di un faro a Palma de Mallorca. Il faro cosiddetto di Portopì in effetti fu edificato una quarantina di anni dopo.
Le distruzioni e i crolli fanno parte della storia di ogni torre sul mare. Pochi fari resistono per secoli, come le cattedrali o i castelli. Sicuramente per la loro ubicazione sono più esposti alle ingiurie degli elementi, soprattutto salsedine e vento, che si sommano a quelle del tempo, a causa di una manutenzione precaria e difficoltosa, e infine a quelle degli uomini, che durante le guerre hanno riservato ai fari il trattamento di altri obiettivi strategici. Cosi i fari, che per lo scrittore bosniaco Predrag Matvejevid sono i templi del mare, al contrario dei templi veri, hanno avuto in genere una vita breve e in Italia solo alcuni di essi (ad esempio a Genova e Messina) conservano le basi delle strutture originarie. Per il resto, le torri attualmente disseminate sulle nostre coste sono edifici ottocenteschi.
Non tutti sanno che La Spezia, fin dal tempo dell’unità d’Italia, con il presidio di MARITECNOFARI di totale competenza della Marina Militare italiana, gestisce e controlla ogni luce sul mare. La Spezia è stata e continua ad essere il luogo-laboratorio dove si sviluppa la ricerca, lo studio e l’applicazione della tecnologia che da sempre regola ogni attività in questo settore. In questo, dunque, La Spezia è la capitale d’Italia.
In considerazione di ciò, è stato possibile organizzare una manifestazione ad essi dedicata nel quadro della FESTA DELLA MARINERIA 2011, con installazioni nei percorsi centrali della città e sul waterfront, mostre sull’evoluzione e il significato della luce nelle rotte di navigazione marittima e una serie di conferenze inerenti l’argomento dei fari.
La città, nei suoi percorsi centrali, è stata inondata di luce.
All’interno dell’Urban Center, in un luogo totalmente oscurato, è stata allestita la mostra sull’evoluzione e il significato della luce nelle rotte di navigazione.
Personale dipendente dello stabilimento dell’Arsenale Militare Marittimo (civile e militare) ha spiegato al visitatore ogni segreto della particolare professione del farista ed ha Inoltre descritto il valore paesaggistico, ambientale ed architettonico dei luoghi dove sono situati i fari lungo la costa italiana.
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